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Morte dell’intestatario di un finanziamento: cosa accade?

Quando viene effettuata la richiesta di un finanziamento e la banca, o altro ente di credito, procede con l’erogazione della somma di denaro, si viene a configurare una situazione economica finanziaria che rientri nella sfera del debitoUna delle motivazioni principali che potrebbe configurare una situazione di questo tipo è rappresentata dalla morte dell’intestatario del finanziamento. Vediamo cosa accade in questi casi e cosa è possibile fare.

Finanziamenti: chi paga alla morte dell’intestatario?

Come già anticipato, un finanziamento pone il richiedente in una posizione debitoria nei confronti dell’ente che ha provveduto a elargire la somma richiesta. Questo vuol dire che il richiedente è allo stesso tempo beneficiario della somma che ha richiesto, ma anche debitore nei confronti della banca o dell’ente di credito che ha provveduto a erogare il prestito. Volendo semplificare ulteriormente il concetto, un finanziamento è sia un credito, ma allo stesso tempo anche un debito per il suo intestatario.

Come insegna il settore finanziario, quando si viene a configurare un debito, esso deve essere risarcito, in ogni caso. Questo è uno dei principali motivi per cui al momento della sottoscrizione del contratto di finanziamento il richiedente si impegna a rispettare le modalità e i tempi del contratto di prestito.

Quali siano i meccanismi di funzionamento di un prestito, tutti lo conoscono molto bene, ma forse, non altrettanto tutti sanno che un debito può anche essere ereditato.

In altre parole, se il debito non viene saldato dal richiedente esso passa in capo ai suoi eredi e saranno loro a dover procedere con la restituzione del debito residuo. Questo accade perché, quando si contrae un debito con un istituto di credito, in qualsiasi modo, esso deve essere poi obbligatoriamente restituito. Tralasciando i casi in cui un richiedente risulta insolvente, la principale motivazione che potrebbe comportare la non restituzione di un finanziamento (e quindi di un debito) è la morte del suo intestatario.

Questa situazione si viene a creare con maggior frequenza nei casi in cui il richiedente del prestito, ad esempio, è una persona anziana: in questi casi, infatti, la porzione di finanziamento che deve ancora essere risarcita passa direttamente ai suoi eredi che dovranno farsi carico di restituire alla banca la differenza rimasta.

Facciamo un esempio: immaginiamo un caso in cui il richiedente del finanziamento abbia chiesto e ottenuto un prestito del valore di 60.000 euro e che al momento della sua morte abbia provveduto a saldare solamente 20.000 euro, lasciando così ancora 40.000 euro di debito.

Immaginiamo ancora che il richiedente abbia due figli nominati come suoi eredi.

In questo caso, il debito di 20.000 euro ricade su entrambi gli eredi (i figli) in egual misura. Questo significa che, entro un tempo stabilito con la banca, essi dovranno provvedere a risarcire i 40.000 euro, versando a testa 20.000 euro.

Tuttavia, la legge tutela gli eredi, soprattutto nel caso in cui uno degli eredi dovesse a sua volta dimostrarsi insolvente. Ogni erede, infatti, risponde per la propria parte di eredità e non per quella degli altri. In termini tecnici questo scarico di responsabilità, se così possiamo dire, si chiama responsabilità non solidale. Questo vuol dire che il creditore non può avanzare alcun tipo di pretesa nei confronti di un erede per un debito che non gli appartiene. Perciò gli eredi che procederanno con il pagamento della propria quota provvederanno a mettersi al sicuro anche nei confronti di eventuali creditori che non potranno rivalersi su di loro per la quota insoluta.

Eredi finanziamento: come evitare il debito alla morte dell’intestatario

L’eredità di un debito è sicuramente una situazione spiacevole, tuttavia occorre fare una precisazione doverosa. Il trasferimento di un debito da un intestatario insolvente ai suoi eredi non è un passaggio immediato, nel senso che non è proprio così automatico che un erede subentri al pagamento di un debito che non ha contratto materialmente. Per un erede esiste infatti la possibilità materiale di evitare un debito che non gli appartiene.

Tale modalità è rappresentata dalla rinuncia all’eredità.

L’eredità, infatti, prevede di entrare in possesso della propria quota capitale e allo stesso tempo anche dei debiti eventualmente insoluti.

In altre parole se un erede accetta di entrare in possesso dell’eredità, allora accetta anche di entrare in possesso di un eventuale debito ancora pendente.

Se invece decide di rinunciare all’eredità, allora rinuncia anche al debito e quindi non sarà tenuto al risarcimento del debito insoluto.

Tanto l’accettazione, quanto la rinuncia devono essere espresse formalmente di fronte a un notaio e vi sono dei tempi tecnici che anche il creditore è tenuto a rispettare. Ciò vuol dire che l’eventuale ente di credito, prima della formale rinuncia o accettazione, non può avanzare alcun tipo di pretesa di risarcimento. Il tempo concesso agli eredi per ereditare o rinunciare a un’eredità è fissato in 10 anni, tempo che si riduce drasticamente a 3 mesi (per redigere l’inventario, 40 giorni per trasmettere la comunicazione di rinuncia o accettazione) nel caso in cui l’erede conviveva con l’intestatario defunto.

In questo caso, è buona norma, prima di accettare o rinunciare all’eredità, provvedere a farsi fare dalla banca di riferimento dell’intestatario, un estratto conto della situazione patrimoniale del defunto per confrontare la sua condizione patrimoniale residua al momento del decesso. Questo perché: nel caso in cui il debito per finanziamento insoluto fosse superiore all’eredità eventuale allora, naturalmente, conviene rinunciare all’eredità e quindi anche al debito.

Infine, per gli eredi esiste una soluzione intermedia che è rappresentata dall’accettazione dell’eredità con la possibilità del beneficio inventariale. Questa soluzione di mezzo consentirà agli eredi di ripagare i debiti la cui entità rientra nel valore dei beni ricevuti. In questo modo gli eredi pagheranno il debito ma abbatteranno notevolmente le perdite. Inoltre, tale condizione consente di tutelare l’erede anche nel caso di eventuali pignoramenti per impossibilità a pagare il finanziamento. Infatti, mediante questa formula, all’erede non verrà mai pignorato alcun bene personale, ma solo quelli di cui è entrato in possesso tramite eredità.

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